Seguici
  • Aromaterapia. Oli Essenziali
Aromaterapia

aromaterapia

Da più di 4000 anni l'uomo ha imparato ad estrarre le essenze aromatiche e ad usarle per vari scopi. Diversi popoli antichi, come gli Egizi, i Greci, i Babilonesi, i Cinesi e gli Indiani, per citarne alcuni, avevano la consuetudine di bruciare l'incenso in presenza del Re, di Sacerdoti o davanti ad oggetti sacri. Speciali e particolari essenze venivano utilizzate per scacciare le presenze negative e per evocare il favore degli dei, o per consentire alle persone di raggiungere livelli di consapevolezza più elevati. Si trattava in ogni caso di situazioni importanti e solenni, poichè le essenze erano considerate preziose, data la difficoltà che richiedeva la loro estrazione.

Ma, oltre che per riti religiosi e funerari, bruciare l'incenso era anche una forma di protezione contro la peste o altre malattie, perciò era già nota la valenza terapeutica, o addirittura preventiva, dell'aromaterapia. Si usavano le essenze per correggere stati di squilibrio, per armonizzare l'energia, per pulire e per purificare ambienti, per provocare stati di rilassamento o di stimolazione.

Aromaterapia

Nel mondo antico il confine tra medicina e magia era molto sottile e restò tale fino al Medioevo, durante il quale le erbe aromatiche tipiche del bacino dell'area mediterranea, come salvia, basilico, menta, rosmarino, timo ecc..., erano inserite in ricette mediche, nonché in ricette magiche.

Infine, gli olii essenziali, detti anche olii eterici, estratti da alcune spezie erano ricercati per i loro effetti afrodisiaci, ecco di seguito alcuni esempi. La noce moscata, nocciolo di un frutto indonesiano, contiene un olio essenziale eccitante, la cui componente principale, la miristicina, è alla base dell' MDA, la "droga dell'amore" degli anni '70 americani. L'olio estratto dalle foglie della cannella, oltre ad essere un popolare rimedio contro il raffreddore, lo si massaggia sugli organi genitali scopo di stimolazione erotica, inoltre, secondo la leggenda, era un ingrediente della bevanda afrodisiaca di Tristano e Isotta. L'essenza di vaniglia, che si sprigiona dalla fermentazione del frutto raccolto e che era usata già dagli Aztechi, sarebbe in grado di combattere l'astenia sessuale, senza rischi per la salute. Nel 1762 un medico tedesco, Zimmerman, affermava nel suo libro On experiences di avere sperimentato l'efficacia della pianta e guarito 342 uomini dichiarati impotenti.

Gli alchimisti, grazie ai loro procedimenti di purificazione sofisticati, iniziarono uno studio più approfondito sulla natura degli olii essenziali, ma soprattutto colsero l'analogia esistente tra le essenze vegetali che si liberano dalla materia grezza e la "quintessenza" dell'uomo, ossia la psiche.

L'essenza aromatica rappresenta la componente più evoluta del mondo vegetale, è l'anima della pianta, contiene la sua "personalità", non a caso il termine essenza, in filosofia, significa la natura più intima e profonda di un essere.

L'olio essenziale è costituito da molecole, è pur sempre materia, ma estremamente purificata e raffinata, è l'informazione che fa da tramite fra il mondo materiale e lo spirito.

Nel Rinascimento e fino al '700 si diffuse l'uso medicinale e cosmetico degli olii eterici, ma con l'avvento dell' Illuminismo e della rivoluzione scientifica, ci si occupò solo di studiare la composizione chimica di queste sostanze, abbandonando gli aspetti analogici e spirituali. Nel XX secolo si arrivò alla sintesi in laboratorio delle molecole aromatiche, che sostituirono le essenze naturali nella produzione dei profumi.

Negli anni '50, grazie agli studi della scuola francese di Valnet, fu possibile riconoscere scientificamente che gli olii essenziali naturali hanno diverse proprietà e sono validi nel trattamento di svariati disturbi, caratteristiche non riscontrabili nelle essenze di sintesi. Ecco le principali proprietà delle essenze:

  • antisettiche e antimicrobiche (chiodi di garofano, cannella, timo, origano, malaleuca, lavanda, neroli...)
  • antireumatiche e antinevralgiche (rosmarino, camomilla, verbena, ginepro...)
  • insettifughe e antiparassitarie (citronella, alloro, cannella, chiodi di garofano, canfora...)
  • espettoranti (eucalipto, mirto, rosmarino, lavanda...)
  • antispastiche (melissa, camomilla, basilico, finocchio...)
  • digestive (arancio, finocchio, cumino, menta, verbena...)
  • tonificanti (rosmarino, pino, basilico, salvia...)
  • stimolanti della sessualità (salvia, santoreggia, cannella...)
  • sedative e riequilibranti (lavanda, camomilla, rosa, melissa, sandalo, fiori d'arancio...)
  • flebotoniche (cipresso, geranio, sandalo, malaleuca...)
  • eudermiche (malaleuca, rosa, rosmarino, fiori d'arancio...)

Ma le più recenti conoscenze di neurofisiologia e psiconeuroendocrinoimmunologia spiegano come le essenze possano agire anche a livello del sistema nervoso, influendo sulle funzioni psichiche, il tono dell'umore e le emozioni.

Le molecole che le compongono sono volatili, cioè passano subito allo stato gassoso e vengono captate dal nostro olfatto, giungendo a contatto con la mucosa nasale, ricca di recettori, e quindi con le terminazioni nervose del nervo olfattivo. Da qui lo stimolo giunge al sistema nervoso centrale. Il cervello riconosce e classifica le essenze e gli odori, lavorando come un trasduttore: il riconoscimento di un odore stimola il sistema limbico, una delle parti più antiche filogeneticamente, preposta alle funzioni più ancestrali ed istintive, come la fuga, la riproduzione, la sopravvivenza. Vengono inoltre stimolate le zone cerebrali legate alle emozioni e alla memoria.
Ciò si traduce nella secrezione di ormoni che giungono con il circolo sanguigno alle cellule dell'organismo.

Come si può notare, tutto il processo non passa attraverso la corteccia cerebrale, quindi non coinvolge la coscienza, è un meccanismo totalmente inconscio, mentre per quanto riguardo la vista e l'udito il passaggio alla corteccia è inevitabile.
Ecco perché spesso leghiamo un odore ad un'esperienza e quando riattualizziamo un'esperienza olfattiva, giudichiamo l'odore buono o cattivo a seconda del contesto culturale, sociale e del tipo di evento vissuto.

Il nostro inconscio parla per simboli ed è proprio sul piano simbolico che si crea un legame tra uomo e pianta, non si spiegherebbe altrimenti come gli antichi potessero sapere quale essenza usare in ogni situazione, non avendo conoscenze di biochimica ed endocrinologia.

Il primo aspetto simbolico si coglie osservando una qualsiasi pianta: essa spinge profondamente le radici nel terreno e le foglie verso la luce, accumulando così sia le energie terrestri che quelle celesti e trasformandole poi in colori e odori, prima di essere disponibili all'uomo. Perciò, attraverso l'incontro con le essenze si risveglia il nostro legame ancestrale con il macrocosmo. Di ogni pianta, oltre all'aspetto botanico, vanno considerati gli aspetti energetico e simbolico, che si ricavano da come cresce, dall'ambiente in cui si trova e dai suoi legami col macrocosmo (pianeta governatore, yin/yang…).

Dal punto di vista energetico, le essenze agiscono a livello del corpo eterico e le indagini a riguardo hanno mostrato che le piante, in particolare fiori ed alberi, possiedono una radiazione energetica molto simile a quella emanata dal corpo eterico dell'uomo. Tale energia è contenuta anche negli olii essenziali, per questo motivo la si può sfruttare per ricaricare la propria aura. L'impercettibile essenza eterica dei fiori e delle piante entra in contatto con i corpi energetici dell'uomo attraverso i chakra, liberando in questi le loro energie curative ed armonizzanti.

Contattaci per maggiori informazioni.